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Un aiuto per la fibromialgia dalla mindfulness

Giulia Castelnuovo – Centro Interazioni Umane

In questo articolo ci occuperemo di esplorare le principali caratteristiche della fibromialgia e vedremo in che modo le pratiche di mindfulness possono essere valide alleate nel trattamento di questo disturbo fortemente invalidante.

Che cos’è la fibromialgia?

 

La fibromialgia è una condizione dolorosa cronica, a eziologia sconosciuta, caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e sintomi extra-scheletrici a carico di numerosi organi e apparati. 

I criteri diagnostici dell’American College of Rheumatology includono dolore alla palpazione in particolari punti del corpo – chiamati tender points – , disturbi del sonno, rigidità e tensione muscolare, disturbi cognitivi. Sono inoltre comuni difficoltà di apprendimento e di memoria.

All’esame obiettivo, o ai controlli radiologici e di laboratorio, non si riscontrano alterazioni significative. Per questo motivo spesso – nel passato e, sebbene in misura minore, ancora oggi – i pazienti fibromialgici vengono considerati non affetti da alcuna reale patologia. 

Familiari, amici e frequentemente lo stesso medico di famiglia possono dubitare dell’esistenza di un disturbo, contribuendo ad alimentare nel paziente vissuti di isolamento, senso di colpa e rabbia.

L’incidenza della fibromialgia

 

La fibromialgia ha tassi di prevalenza che aumentano con l’età dei soggetti (il picco è osservato nel gruppo di età compreso fra i 40 e i 70 anni) e colpisce maggiormente il sesso femminile, con un rapporto maschi/femmine di 1:9. 

Ancora non è nota la motivazione di questa differenza di genere, ma sono ipotizzabili una diversa interazione tra fattori genetici, biologici, psicologici e socio-culturali nei due sessi e la presenza di un numero maggiore di punti dolorabili nelle donne, a qualsiasi età.

Le variabili psicologiche della fibromialgia

 

E’ evidente che aspetti affettivi, caratteristiche soggettive, emozioni e fattori cognitivi affiancano il dolore. Queste variabili sarebbero coinvolte nell’elaborazione dello stimolo doloroso e quindi nel modo di percepire il dolore. A volte ci sono  clamorose incongruenze tra l’effettivo danno esistente e la percezione dolorosa da parte del paziente.


Nello specifico gli stili cognitivi sembrano essere particolarmente importanti nell’esperienza del dolore. In particolare, le persone con fibromialgia hanno frequentemente una visione pessimistica riguardo a se stessi, agli altri e al futuro e la tendenza a considerare il dolore come qualcosa di terribile e intollerabile

Faticano talvolta a leggere e ad esprimere le proprie emozioni e richiedono spesso cure e attenzioni mediche.

Il dolore è inevitabile. La sofferenza è un’opzione. (M. Kathleen Casey)

Il trattamento della fibromialgia

 

Il trattamento della fibromialgia è realizzato con antidepressivi, farmaci per il sonno e/o anti-infiammatori e analgesici.


Dal momento che molti dei trattamenti medico-farmacologici risultano inefficaci, le persone con fibromialgia sperimentano spesso sentimenti di disperazione ed impotenza, e questo può ulteriormente aggravare la sintomatologia depressiva.

La letteratura suggerisce che l’optimum terapeutico prevede la combinazione di interventi medico-farmacologici, esercizio fisico ed interventi psicosociali. Gli studi hanno mostrato che i più ampi miglioramenti si sono riscontrati in quei piani di trattamento che includono interventi di tipo non farmacologico

Tra questi si annoverano i protocolli di intervento basati sulla mindfulness, definita da Jon Kabat-Zinn come la capacità di prestare attenzione con intenzione, al momento presente, in modo non giudicante. 

L’allenamento di tale abilità si rivela particolarmente utile in coloro che soffrono di fibromialgia, poiché consente di separare la risposta affettiva al dolore dalle ruminazioni sul dolore stesso. La mindfulness può rappresentare  un moderatore che interviene sulla relazione tra l’intensità del dolore e la catastrofizzazione del dolore stesso.

 

Mindfulness e fibromialgia: il programma MBSR 

 

Numerosi studi dimostrano l’efficacia del programma MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) nel trattamento delle persone con fibromialgia. Il programma è stato sviluppato originariamente da Jon Kabat-Zinn presso la Facoltà di Medicina dell’Università del Massachusetts. 

Si tratta di un protocollo basato sulla mindfulness per la riduzione dello stress che prevede l’integrazione della pratica meditativa buddista all’interno della psicoterapia. Tale protocollo si è rivelato efficace per un’ampia gamma di problematiche fisiche e psicologiche, compreso il dolore cronico.

Il programma MBSR utilizza delle tecniche e delle abilità di riduzione dello stress, tra le quali varie pratiche di meditazione formale e una serie di altre tecniche con una focalizzazione sulla dimensione corporea, ad esempio il body scan. 

I partecipanti sono invitati a dirigere e a mantenere l’attenzione all’esperienza immediata, nel presente, assumendo un’attitudine interiore di apertura, accettazione, curiosità e compassione. 

Il percorso MBSR incoraggia l’assunzione di una consapevolezza non giudicante nei confronti delle proprie esperienze, siano esse cognitive, emotive e somatiche, momento per momento. Tale consapevolezza consente di giungere ad un miglior adattamento e di ridurre l’impatto negativo di pensieri, emozioni e sensazioni associati al dolore cronico.

Uno spazio di respiro di 3 minuti

 

Vuoi provare a praticare un breve esercizio di mindfulness?  Di seguito trovi lo script di un esercizio di mindfulness.Prova ad allenarti con questa breve pratica che può essere fatta in qualunque momento della giornata.

La prima cosa che facciamo è portarci deliberatamente e intenzionalmente nel presente, assumendo una postura eretta che ispiri dignità, seduti o in piedi, se desideriamo possiamo chiudere gli occhi. 

Diveniamo consapevoli di quello che ci sta realmente passando per la mente in questo momento, della nostra esperienza nel qui ed ora. Possiamo aiutarci rivolgendo a noi stessi domande esplicite, ad esempio: “Cosa sto sperimentando in questo momento? Quali pensieri, quali emozioni, quali sensazioni corporee?”. 

Proviamo a riconoscere, meglio che possiamo, quello che accade dentro di noi. Portiamo la consapevolezza su eventuali sensazioni di disagio, se ce ne sono.

Il secondo passo consiste nel raccogliere la nostra consapevolezza, dirigendola e concentrandola su un’unica cosa: i movimenti del respiro. L’alzarsi e l’abbassarsi dell’addome, ad ogni ispirazione e ad ogni espirazione, momento dopo momento, respiro dopo respiro. Usiamo il respiro come un’ancora per ritornare al presente.

Il terzo passo è allargare la nostra consapevolezza fino a includere tutto il corpo: le sensazioni di tensione, di rigidità, l’espressione del volto. Comprendiamo tutte queste sensazioni all’interno di una consapevolezza più ampia e spaziosa.

Terminiamo la pratica, aprendo gli occhi e riconnettendoci con l’ambiente che ci circonda.

 

Letture per approfondire

 

Conversano, A, & Marchi, L. (2018). Vivere con la fibromialgia. Erickson: Trento.