Senso di colpa, cos’è, perché viene, come gestirlo.
Augusto Checchi – Centro Interazioni Umane
Il senso di colpa è un’emozione complessa, poiché si sviluppa successivamente alle cinque emozioni primarie (disgusto, rabbia, gioia, tristezza e paura), presenti fin dalla nascita.
Pur se non considerata tra le emozioni primarie, questa esperienza emotiva comunque significativa è presente nel nostro corredo biologico innato, comune a ciascuno di noi, e generata dalla capacità di essere consapevoli di aver commesso un errore o aver fatto del male a qualcuno.
Sviluppa il coraggio per risolvere i problemi che possono essere risolti, la serenità di accettare quelli che non possono esserlo e la saggezza per distinguere gli uni dagli altri.
Così viene riassunta la sfida della serenità da Russ Harris nel suo libro La Trappola della Felicità, e così scegliamo di approcciare il tema del senso di colpa, in questo articolo.
Soffermarsi su una spiegazione che sia esaustiva e che comprenda ogni sfaccettatura di un’emozione come il senso di colpa può portare confusione. L’obiettivo principale in questo articolo sarà quello di conoscere meglio il senso di colpa e, soprattutto, avere qualche suggerimento per gestirlo.
Come funziona la nostra mente
La nostra mente è una macchina straordinaria, capace di compiere operazioni multiple e complesse simultaneamente, ma è anche a volte la nostra peggiore nemica. Lo è quando ci racconta storie orribili sul nostro conto, quando ci spinge a sentirci inadeguati di fronte agli altri, quando ci ricorda che non siamo capaci, che non siamo all’altezza, quando ci toglie il sonno, e insinua il dubbio. Quando punta il dito contro di noi per spiegare qualsiasi cosa che sia diversa da quella che vorremmo.
E se avessi potuto? E se avessi scelto quell’altra strada? E se fosse tutta colpa mia?
La nostra mente non smetterà mai di raccontarci cose spiacevoli su di noi e sulle nostre azioni e scelte passate, è quello che la mente fa, nella convenzione di metterci al sicuro in futuro. Per cui siamo realistici. La realtà è che queste storie saranno sempre presenti nei nostri pensieri e proveranno sempre ad agganciarci, riuscendo a tratti a portarci a spasso:
- mostrare accondiscendenza e distacco ad ogni commento critico del capo,
- reagire in modo aggressivo al nostro partner che esprime il suo disappunto per un nostro comportamento,
- lavorare 16 ore al giorno controllando decine di volte ogni dettaglio, e così via.
Ma come è vero che la notte è più buia subito prima dell’alba, allora è qui che arrivano le buone notizie.
Imparare a non farci prendere all’amo
Nella gestione di questa nostra astuta e scaltra macchina dei nostri pensieri possiamo dotarci di strumenti utili e migliorare ogni giorno di più. Possiamo imparare a notare sempre più velocemente quando emerge l’amo delle nostre storie, a farci prendere all’amo più raramente e, quando rimaniamo agganciati, a sganciarci con più agilità.
Abbiamo detto che il senso di colpa è un’emozione complessa che si sviluppa con la consapevolezza di aver sbagliato o danneggiato qualcuno. In questo caso la colpa prende i connotati della vergogna: l’emozione selezionata dall’evoluzione per indicare che potremmo aver arrecato danno alla tribù.
In un futuro articolo, ci soffermeremo più nel dettaglio sulle caratteristiche della vergogna ma in termini generali, se ci pensiamo bene, sia il senso di colpa sia la vergogna hanno in sé anche la qualità positiva di darci un’informazione fondamentale sull’andamento del nostro comportamento e di segnalarci come riparare, poiché hanno a che fare con il desiderio di appartenenza e di riabilitarsi rispetto a quanto accaduto, sia ai propri occhi sia a quelli altrui.
Allo stesso tempo, entrambe queste emozioni sono molto dolorose e possono diventare un elemento costante e prepotente della nostra esperienza di vita quotidiana, che sequestra la nostra attenzione la maggior parte del tempo e che può quindi bloccarci in un continuo stato di auto-colpevolizzazione e ruminazione da un lato, o in un continuo tentativo di non-provarle, di evitarle dall’altro.
Restando sulla metafora già utilizzata dell’essere presi all’amo, si osserva come alcune persone tendono ad abboccare ad alcuni ami (emozioni, pensieri giudicanti, sensazioni fisiche), così velocemente da attivare risposte comportamentali, come la fuga o l’attacco verso di sé o verso gli altri, prima ancora di aver notato la presenza di queste esperienze interiori (come per esempio colpa o vergogna) e che queste hanno guidato in modo automatico il proprio agire.
E così pensieri di inadeguatezza o di ruminazione, o i tentativi comportamentali compulsivi di non-sentire colpa o vergogna, non ci permettono di guardare all’emozione provata per quello che è realmente, un’emozione, un pensiero, un prodotto della nostra esperienza che, seppur spiacevole e doloroso, potrebbe anche avere qualcosa di importante da raccontarci su ciò che per noi è importante e su come perseguirlo.
Cosa possiamo fare?
Ecco che, per liberarci di emozioni così fastidiose come il senso di colpa la via controintuitiva è sempre quella vincente: lasciare che siano, scegliere di essere gentili verso noi stessi, per arrivare a cambiare il comportamento che segue la comparsa di questo tipo di emozioni.
Alcuni suggerimenti utili per aiutare regolare il senso di colpa e indirizzarlo ad azioni efficaci, ce le suggerisce lo scrittore Mark Manson:
- Se le persone intorno a noi traggono vantaggio o manipolano i nostri sentimenti di colpa o vergogna, non significa che li abbiano inventati!
- Le emozioni sono utili informazioni che ci dicono come stanno andando le cose: colpa e vergogna fanno male e possono segnalarci se il nostro comportamento è in linea con ciò che per noi è importante o con ciò che è importante per la nostra comunità di appartenenza.
- Il senso di colpa riguarda azioni passate che nessuno può modificare.
- Essere responsabile è un’azione fattibile, sempre nel momento presente.
- Dire a noi stessi “ho fatto il meglio che potevo fare in quella situazione” andando verso le conseguenze di quanto accaduto.
- Chiedermi “Che cosa hanno da dirmi colpa o vergogna riguardo a ciò che mi sta a cuore in questa situazione?”
In ogni situazione possiamo scegliere di impegnarci per far sì che un pensiero e un’emozione siano solo tali e non ci caratterizzino in modo definitivo e assoluto come persona in sè, imparando a riconoscere i nostri ami e coltivando le abilità utili a notarli ogni volta che decidono di regalarci delle sorprese. Contatta il Centro interazioni Umane per conoscere le nostre attività di gruppo e individuali per sviluppare queste abilità.
Bibliografia & Sitografia
Harris, R. (2010). La trappola della felicità. Ed Erikson.
Polk K.L., Schoendorff B., Webster M., Olaz O. F., a cura di Prevedini A.B. (2016). La Matrice ACT: Guida all’utilizzo nella pratica clinica. FrancoAngeli., Milano.
Manson, M. (2021). La sottile arte di fare quel c***o che ti pare.
Newton & Compton Editori.