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Riconoscere i disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia

Yuliya Petryshyna – Centro Interazioni Umane

 

L’anoressia e la bulimia sono disturbi del comportamento alimentare che rientrano nella categoria dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione del DSM-5-TR.  I disturbi del comportamento alimentare sono caratterizzati da una significativa compromissione della salute fisica o del funzionamento psicosociale della persona come conseguenza di un alterato consumo o assorbimento di cibo.

 

Anoressia e bulimia possono emergere nel corso dello sviluppo della persona. L’esordio durante l’adolescenza è spesso associato ai cambiamenti fisiologici e psicologici di questa fase dello sviluppo: la pubertà, infatti, induce alterazioni ormonali, trasformazioni della struttura corporea e cambiamenti nella regolazione dell’assunzione di cibo. 

 

Nel 90% dei casi riportati i disturbi del comportamento alimentare riguardano ragazze o donne, ma ci sono evidenze del fatto che queste patologie stanno crescendo anche tra i maschi adolescenti. 

 

La caratteristica essenziale dei disturbi del comportamento alimentare è la negazione dei propri bisogni fisiologici. Alcuni comportamenti ripetitivi e automatici, come l’eccessiva attività fisica, i cicli di abbuffate, o le condotte eliminatorie, consentono un temporaneo sollievo e ristabiliscono l’equilibrio interiore, anche se nel lungo termine possono rinforzare positivamente il disturbo alimentare.

 

Alcune caratteristiche comportamentali e psicologiche possono presentarsi sia in casi di anoressia che di bulimia. Tuttavia, i criteri diagnostici che definiscono questi disturbi del comportamento alimentare sono specificatamente identificati dal DSM-5-TR, infatti i due disturbi differiscono sostanzialmente per il loro decorso clinico, il loro esito e la necessità di trattamento.

 

Come riconoscere l’anoressia?

 

L’anoressia è il disturbo dell’alimentazione più comune durante il periodo puberale e presenta picchi di frequenza intorno ai 12-13 anni e ai 17-19 anni. L’esordio dell’anoressia di solito si verifica nella prima adolescenza, in concomitanza con eventi di vita stressanti come un abbandono della casa di famiglia, i conflitti familiari, o esperienze di perdita affettiva.

 

Una regolazione degli affetti disturbata, bassa autostima, difficoltà di mentalizzazione possono indurre la persona a percepire il proprio peso e la forma del corpo in modo distorto, fino a credere di dover ridurre l’assunzione di cibo.

 

Il DSM-5-TR identifica l’anoressia nervosa in base ai seguenti criteri diagnostici: 

 

  1. Restrizione nell’assunzione di calorie rispetto alle necessità reali che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica;
  2. Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure comportamenti persistenti che interferiscono con l’aumento di peso;
  3. Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

 

Spesso l’anoressia nervosa può essere caratterizzata anche da abbuffate o condotte di eliminazione – come vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi. Inoltre, le persone con  anoressia possono pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente parti del corpo e utilizzare in maniera  persistente lo specchio. 

 

La perdita di peso può essere  considerata come una conquista o un segno di straordinaria autodisciplina, mentre l’aumento di peso può essere percepito come un inaccettabile mancanza di autocontrollo. Alcune persone possono sentirsi in sovrappeso, altri invece ammettono di essere magre, ma restano convinte che alcune parti del corpo (addome, glutei, cosce) siano “troppo grosse”. 

 

Alcune persone possono mantenere un funzionamento sociale e professionale attivo, mentre altre mostrano un significativo isolamento sociale e/o un mancato raggiungimento del potenziale scolastico o del successo professionale.

 

Come riconoscere la bulimia?

 

L’esordio della bulimia si verifica frequentemente nella tarda adolescenza o nella prima età adulta. In questi contesti si possono manifestare comportamenti alimentari transitori e disadattivi o veri e propri disturbi alimentari, tra cui le abbuffate, il craving, il continuo piluccare fuori dai pasti. 

 

Gli episodi di abbuffata 

 

Un “episodio di abbuffata” è definito come l’ingestione in un determinato periodo di tempo di una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. Un singolo episodio di abbuffata non deve necessariamente avvenire in un unico contesto: una persona può per esempio iniziare ad abbuffarsi al ristorante e continuare a mangiare dopo essere tornata a casa.

 

Secondo i criteri del DSM-5-TR per essere considerato un episodio di abbuffata, l’eccessivo consumo di cibo deve essere accompagnato dalla sensazione di perdere il controllo. La sensazione di perdita di controllo è data dall’incapacità di astenersi dal mangiare oppure di smettere di mangiare una volta iniziato, tanto da provare un senso di estraniamento durante o in seguito agli episodi di abbuffata. A volte questi eventi possono manifestarsi durante una dieta, oppure a seguito di una dieta particolarmente restrittiva.

 

La tipologia di cibo assunta durante le abbuffate può variare da persona a persona. Quello che spesso capita è che le persone con Bulimia Nervosa tendono a mangiare i cibi che solitamente tendono ad evitare, ridurre o eliminare nella loro dieta quotidiana. Gli episodi di abbuffate consentono un temporaneo sollievo e ristabiliscono l’equilibrio interiore, sia in casi di bulimia che di anoressia.

 

Gli individui con bulimia nervosa provano sentimenti di vergogna rispetto alle loro condotte alimentari e tentano di nascondersi. Infatti, le abbuffate avvengono generalmente in solitudine, quanto più segretamente possibile, e tendono a durare finché la persona non inizia ad avvertire emozioni sgradevoli o a sentirsi dolorosamente piena. 

 

Le condotte compensatorie

 

Le persone con Bulimia generalmente provano malessere fisico, ansia, nausea, dolori addominali e disgusto verso se stessi quando hanno la  sensazione di non riuscire a smettere di mangiare e di perdita di controllo. 

 

Possono ricorrere a comportamenti compensatori per ridurre la paura di aumentare di peso e il malessere fisico conseguente all’abbuffata. I comportamenti compensatori possono consistere in condotte con eliminazione (come vomito autoindotto, ricorso ai lassativi, diuretici o enteroclismi) o senza eliminazione (come un’eccessiva attività fisica o digiuni prolungati).

 

Come individuare strategie di intervento efficaci per l’anoressia e la bulimia?

 

I disturbi del comportamento alimentare generalmente sono caratterizzati da una disregolazione emotiva e da una difficoltà nella gestione dei propri impulsi, infatti l’antecedente più comune dell’abbuffata è un’emozione negativa. Alcune di queste emozioni possono riguardare:

  • un desiderio di affetto e di accudimento;
  • sentimenti di fallimento, vulnerabilità, colpa, vergogna;
  • sentimenti di indegnità e inefficacia (per esempio: “Mi sentivo come se non potessi mangiare e, se avessi mangiato, mi sarei sentit* in colpa.”)
  • timore di essere abbandonati o che gli altri smettano di amarli;
  • paura che l’espressione delle emozioni porti alla perdita del controllo;
  • sentimenti di vuoto o di perdita del controllo;
  • difficoltà nella gestione dei sentimenti di rabbia e aggressività che, essendo sentimenti spaventosi e pericolosi, vengono negati e messi a tacere. 
“Sono una persona accomodante, che non si arrabbia mai. Non fa stare bene sentirsi arrabbiati, e nessuna delle persone intorno a me si sente bene se mi arrabbio. Si sentirebbero ferite, e non si possono ferire le persone a cui vuoi bene.”

Talvolta possono verificarsi nel corso della vita passaggi da un disturbo all’altro. Secondo il DSM-5-TR il passaggio dalla bulimia nervosa all’anoressia nervosa si verifica in una minoranza dei casi (10-15%). Tuttavia le persone con Bulimia a volte possono manifestare temporaneamente i sintomi di anoressia nervosa e, successivamente, mostrare i sintomi di bulimia. In altri casi, le persone con diagnosi di Bulimia e Anoressia nervosa manifestano modalità di funzionamento multiple proprie sia dell’anoressia, che della bulimia.  

 

Inoltre l’età dell’insorgenza dell’anoressia e della bulimia è sempre più bassa. In età evolutiva i disturbi del comportamento alimentare possono assumere alcune caratteristiche peculiari che possono essere trattate efficacemente con le terapie di terza generazione. 

 

Infatti, uno dei trattamenti cognitivo comportamentali che può aiutare a gestire i disturbi alimentari e a stare bene con se stessi e con il proprio corpo è l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT). L’ACT è un modello di intervento recente che promuove la flessibilità psicologica delle persone. 

 

Durante il workshop “Il trattamento cognitivo comportamentale di terza generazione dei disturbi del comportamento alimentare in età evolutiva”, Elena Campanini, psicologa e psicoterapeuta, approfondirà questo tema. Il workshop si terrà il giorno 16 Settembre, online, sulla piattaforma Zoom. 

 

Per approfondire

 

Nicolò G., Pompili E. (2023). DSM-5-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore.