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Psicoterapia: tutto quello che devi sapere prima di iniziare

Elisa Tomezzoli – Centro Interazioni Umane

 

Psicoterapia: tutto quello che devi sapere prima di iniziare

 

Quando si pensa alla psicoterapia, probabilmente sono due le prime cose che vengono in mente: il nome di Sigmund Freud e l’immagine di un paziente sdraiato sul lettino che dialoga con il terapeuta, seduto appena dietro di lui. In realtà, la psicoterapia non è solo questo. Vediamo di seguito cosa si intende esattamente per psicoterapia, per chi è indicata, quali sono gli approcci principali e cosa aspettarsi da un percorso psicoterapico.


Cos’è la psicoterapia?

 

Il termine psicoterapia deriva dall’unione delle parole greche psyche (anima) e therapeia (cura),
prendendo pertanto il significato di “cura dell’anima“.

Di fatto, con questo termine ci si riferisce all’utilizzo e all’applicazione di metodi psicologici per aiutare una persona a

  • Cambiare il proprio comportamento
  • Superare problemi e difficoltà
  • Gestire al meglio pensieri ed emozioni spiacevoli
  • Migliorare le proprie competenze sociali

al fine di migliorare la qualità di vita e il livello di soddisfazione generale.

La psicoterapia è indicata per piccoli e grandi, senza limiti di età. La maggior parte dei trattamenti psicoterapici consiste in sedute individuali, con paziente e terapeuta, mentre alcuni prevedono sessioni di gruppo.


Perché iniziare un percorso di psicoterapia?

Intraprendere un percorso di psicoterapia non solo è consigliabile per chi presenta un disturbo mentale diagnosticato, talvolta in supporto a una terapia farmacologica prescritta da un medico psichiatra: è utile anche per tutti coloro che manifestano un disagio personale che impatta negativamente in una o più aree della propria vita. Possono quindi ricorrere alla psicoterapia, ad esempio, quanti sperimentano difficoltà in ambito scolastico-accademico o lavorativo, così come chi sta attraversando un momento di vita particolarmente impegnativo e doloroso, come una separazione, la perdita di una persona cara o una malattia. Ecco di seguito le principali problematiche che si possono affrontare in un percorso psicoterapico:

  • Ansia e stress
  • Attacchi di panico e fobie specifiche
  • Depressione
  • Abuso di sostanze e dipendenze
  • Disturbi della condotta alimentare
  • Sicurezza di sé e autostima scarse
  • Lutti
  • Traumi
  • Problematiche relazionali
  • Momenti di transizione impegnativi
  • Disturbi del sonno
  • Problemi legati alla sfera sessuale
  • Condizioni patologiche (mentali e fisiche)

 

Dunque, la psicoterapia può essere un essenziale supporto per qualsiasi difficoltà, in quanto rappresenta uno strumento utile per prendere consapevolezza di sé e del proprio funzionamento emotivo, cognitivo e comportamentale. Acquisire questa consapevolezza è fondamentale per poter capire cosa è necessario cambiare e come cambiare per raggiungere i propri obiettivi, senza rimanere invischiati in circoli viziosi che, a lungo andare, ci impediscono di vivere la vita che vorremmo.

Una, nessuna… centomila!

 

Anziché parlare di psicoterapia, in realtà, sarebbe più opportuno parlare di psicoterapie. Già, al plurale! Non esiste, infatti, un unico tipo di psicoterapia, ma ci sono diversi approcci – in cui rientrano più terapie – che è bene conoscere per scegliere un terapeuta specializzato in quello che sembra fare più al caso nostro.

Gli approcci terapeutici sono molteplici, ma vediamo brevemente i principali.

  • Approccio psicoanalitico e dinamico

     

La psicoanalisi di Freud è forse la forma di psicoterapia più nota e da questa derivano le psicoterapie dinamiche, che ne condividono i principi di base, i quali però sono stati ulteriormente sviluppati negli anni successivi, portando alla modificazione di alcune tecniche. L’obiettivo di questo approccio è quello di rendere consci tutti quei pensieri, sentimenti, desideri e ricordi che consci non sono, portando quindi i contenuti inconsci della mente alla propria consapevolezza, permettendo così al paziente di comprendere le origini del proprio disagio e avere una più chiara idea di sé.

  • Approccio cognitivo-comportamentale

     

L’approccio cognitivo-comportamentale unisce tecniche comportamentali e cognitive con l’obiettivo di aiutare il paziente ad inquadrare i propri pensieri, le proprie emozioni e i propri comportamenti, imparando a riconoscere quando questi risultano disfunzionali e valutando delle alternative più efficaci che possano essere messe in atto per gestire le situazioni difficili. Negli ultimi anni sono emerse le terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione, che incorporano interventi come, ad esempio, la meditazione mindfulness e pongono l’enfasi su aspetti quali l’accettazione, i valori personali, i propri obiettivi e la presa di coscienza dei propri processi di pensiero.

  • Approccio umanistico

     

Le psicoterapie umanistiche adottano fondamentalmente un approccio olistico rispetto all’esistenza umana e pongono l’enfasi su aspetti quali la creatività, il libero arbitrio e il potenziale umano. Di fatto, sono incentrate sulla crescita personale e sui bisogni individuali, piuttosto che sulla risoluzione della patologia. L’obiettivo è, in sostanza, quello di massimizzare il potenziale dell’individuo, creando un ambiente relazionale che permetta di esprimere al meglio questo potenziale.

  • Approccio sistemico

     

Le terapie ad approccio sistemico hanno come obiettivo quello di individuare comportamenti stagnanti all’interno di un gruppo di persone – un sistema – come ad esempio una famiglia. Si analizzano poi quei pattern di comportamento disfunzionali per capire come farvi fronte, senza andare alla ricerca delle cause inconsce, dando ai membri la possibilità di esplorare e comunicare i loro sentimenti e i loro pensieri in un contesto non giudicante.

È bene specificare, inoltre, che esiste anche un approccio integrato che, come suggerisce il nome, prevede l’integrazione delle diverse prospettive e tecniche di intervento.

 

Ma… funziona?

 

Molti sono scettici rispetto alla reale efficacia della psicoterapia e pensano che intraprendere un percorso di questo tipo sia equiparabile a chiacchierare con gli amici che dispensano consigli. In realtà, non è affatto così!

Gli psicoterapeuti, durante il lungo percorso di studi, vengono istruiti a condurre i colloqui secondo degli specifici protocolli di trattamento e numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la maggior parte delle persone che ricorrono alla psicoterapia mostrano un miglioramento della sintomatologia e sono in grado di mettere in atto comportamenti più utili.

Inoltre, grazie alle tecniche di brain imaging (come elettroencefalografia o risonanza magnetica funzionale), sono stati evidenziati cambiamenti neurobiologici e strutturali a livello cerebrale in quanti hanno seguito un percorso psicoterapico. Tali cambiamenti sono stati riscontrati anche in persone affette da diversi disturbi mentali, tra cui depressione, ansia, attacchi di panico e disturbo da stress post-traumatico. In alcuni casi, il trattamento psicoterapico si è addirittura rivelato efficace quanto le terapie farmacologiche.

Ogni approccio psicoterapico può essere utile e affrontare un percorso di terapia è sempre un’ottima occasione per prendere consapevolezza di sé e muovere la propria vita nella direzione desiderata. Tuttavia, è bene sottolineare che alcuni approcci e alcune tipologie di intervento risultano particolarmente indicati per alcuni disturbi. In generale, l’approccio psicoterapeutico ad oggi più studiato e incluso nelle principali linee guida di trattamento clinico è quello cognitivo-comportamentale.

E come funziona?

La modalità di gestione delle sedute di terapia dipende principalmente dall’approccio in cui è specializzato il terapeuta.

Tendenzialmente, per quanto riguarda la psicoterapia individuale, è prevista una fase di valutazione iniziale in cui si inquadrano il problema che ha portato il paziente in terapia e la sua anamnesi mediante colloquio e, se ritenuto necessario, anche con l’utilizzo di test. Una volta messi in luce il problema del paziente e il suo meccanismo di funzionamento, si può iniziare con la terapia vera e propria. In alcuni approcci, tuttavia, si preferisce far parlare liberamente il paziente di ciò che si sente di esternare, con sedute e incontri meno strutturati.

Indipendentemente dall’approccio, invece, la singola seduta generalmente dura tra i 45 e i 60 minuti, più comunemente una volta a settimana. Nell’approccio psicoanalitico, tuttavia, spesso si ricorre a più sedute settimanali.

Se i percorsi di psicoterapia di gruppo prevedono generalmente una durata limitata ad un numero di incontri prestabilito, quando si parla di psicoterapia individuale è difficile stabilire con certezza quanti incontri siano necessari per aiutare il paziente a superare le sue difficoltà. Questo perché la durata della terapia può dipendere da diversi fattori:

  • L’approccio adottato. Alcuni tipi di terapia come quella psicoanalitica sono considerate terapie a lungo termine, diversamente da alcune terapie dinamiche e dagli approcci cognitivo-comportamentali che sono più orientati a un obiettivo specifico.
  • La severità dei sintomi presentati. Va da sé che più la sintomatologia riportata dal paziente è severa, più tempo ci vorrà per scardinare quei meccanismi disfunzionali che, magari, si porta dietro da tanto tempo, e per costruirne poi di nuovi più efficaci.
  • L’aderenza alla terapia. Lo psicoterapeuta non è un mago che, con la bacchetta magica, è in grado di far sparire tutti i problemi del paziente da un momento all’altro: il terapeuta aiuta ad inquadrare le difficoltà e come farvi fronte, ma poi è fondamentale l’impegno del paziente che deve mettersi in gioco.


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