Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività: una aiuto dalla mindfulness
Cos’è l’ADHD?
L’ADHD indica il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e dell’Iperattività, dall’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder. È un disturbo che si esprime all’interno di uno spettro composto da due componenti principali: la disattenzione e l’iperattività e/o impulsività.
Per spettro si intende la manifestazione di un disturbo che varia molto a seconda della persona. Esistono, infatti, tre principali sottotipi:
- Disattento: in cui è maggiormente espressa la componente dell’attenzione
- Iperattivo: in cui è maggiormente espressa la componente dell’impulsività e iperattività
- Combinato: in cui non prevale nessuna delle due componenti.
Questi sottotipi sono estremamente eterogenei. Infatti, persone che rientrano nello stesso sottotipo potrebbero avere modalità di funzionamento decisamente diverse tra loro.
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo e solitamente ha un’età di insorgenza tra i 7 e i 12 anni. La presenza si attesta intorno al 2.5% (Song et al., 2021) a livello globale e le cause sono sia genetiche che ambientali.
Come indicato dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), nell’ADHD, la disattenzione si può manifestare con:
- Mindwandering (vagare con la mente)
- Hyperfocusing
- Difficoltà nel seguire delle istruzioni
- Difficoltà nel portare a termine compiti o mansioni
- Difficoltà nel mantenere l’attenzione sostenuta
- Difficoltà nel dare priorità ai vari compiti da completare
L’iperattività e l’impulsività si manifestano, invece, tramite:
- Eloquio veloce
- Tendenza a essere agitati
- Poca stanchezza
- Propensione a una ricompensa immediata senza tener conto delle conseguenze
- Tendenza a interrompere gli altri
Come funziona l’ADHD?
Le persone con ADHD spesso sono chiamate ad affrontare sfide quotidiane che richiedono molte energie per poterle superare.
Nonostante i tipi di ostacoli variano a seconda della fase di vita, possiamo individuare alcune costanti che caratterizzano le difficoltà incontrate. Per comprendere le difficoltà che potrebbe affrontare una persona con ADHD, è importante osservare i sintomi dell’ADHD, che più che un disturbo, viene definito come neurodiversità: un modo differente dalla norma di funzionare.
Nel caso specifico dell’ADHD, il modo di funzionare divergente riguarda principalmente l’attenzione, che non è mancante, ma semplicemente basata su meccanismi diversi. Una delle caratteristiche tipiche dell’ADHD è l’hyperfocusing, un aspetto chiave per comprendere bene in che modo cambiano i meccanismi attentivi nell’ADHD.
L’hyperfocusing può essere definita come la capacità di immergersi totalmente in un compito, un argomento o una situazione. È la condizione opposta alla perdita di concentrazione.
L’hyperfocusing ha alcuni aspetti positivi: poter approfondire un argomento, migliorare delle capacità, riuscire a generalizzare ciò che si apprende verso altri ambiti. Allo stesso tempo, l’hyperfocus ha anche dei lati potenzialmente negativi: è comune saltare un pasto, si perde la concezione del tempo e la priorità è direzionata unicamente all’argomento che stiamo seguendo.
Inoltre, l’hyperfocus non funziona a comando. Ci è utile per tutte le attività che ci stimolano e incuriosiscono.
Dall’altro lato, quando ci sono tutti quei compiti noiosi e poco stimolanti, possono essere difficili anche solo da cominciare. Spesso questo funzionamento è accompagnato da una buona consapevolezza di questi meccanismi (soprattutto in età adulta) che può portare le persone con ADHD a provare senso di colpa.
Altri aspetti importanti
Ci sono altri aspetti del funzionamento dell’ADHD che sono caratteristici e legati a questa neurodiversità. Solo per citarne alcuni:
- La gestione delle priorità
- I rapporti relazionali
- Una maggiore visione d’insieme piuttosto che visione di dettagli
- Il riconoscimento di pattern
- L’iper-rstimolazione sensoriale
Su uno di questi aspetti è importante spendere qualche parola: il fenomeno del masking. Questo termine fa riferimento a tutti quei comportamenti che le persone con ADHD mettono in atto, volontariamente o meno, per poter compensare alcuni comportamenti tipici del disturbo, per anticipare determinati effetti, per mascherare alcune lacune, per rientrare in determinati standard sociali. Uno degli effetti di questo fenomeno è il grande numero di persone a cui viene diagnosticato il disturbo solo in età adulta.
L’ADHD non comporta, come altre neurodiversità, automaticamente una diagnosi: si può infatti rientrare nello spettro e riuscire a funzionare bene nella vita di tutti i giorni. È anche possibile, tuttavia, che chi rientra nello spettro riporti delle difficoltà e per questo è importante conoscere le terapie possibili che si possono intraprendere.
Il trattamento dell’ADHD e Mindfulness-Based Intervention
L’ADHD può essere trattato sia tramite farmaci (tipicamente stimolanti) prescritti da uno psichiatra, che tramite approcci non farmacologici. Tra quest’ultimi è possibile ritrovare i Mindfulness-Based Intervention (MBI), ossia trattamenti che hanno come fulcro centrale l’utilizzo della mindfulness.
Gli studi che sono stati condotti sul tema hanno mostrato che sia i trattamenti farmacologici, che non farmacologici funzionano bene sulle diverse componenti dell’ADHD. Per questo motivo risultano maggiormente efficaci i trattamenti che utilizzano entrambi gli approcci.
Uno dei protocolli MBI maggiormente utilizzato è il Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), che trova una sua versione adattata proprio per persone con diagnosi di ADHD nel Mindfulness Awareness Practices (MAP).
L’impatto della mindfulness sull’ ADHD
La mindfulness è per sua natura diametralmente opposta alle caratteristiche che spesso sono associate all’ADHD.
La mindfulness viene infatti definita come la capacità di direzionare volontariamente la propria attenzione al momento presente, in maniera non giudicante. Uno degli aspetti centrali della mindfulness è proprio cercare di compiere scelte consapevoli e rimanere ancorati al momento presente.
Tra i vari esercizi è possibile trovare quelli legati all’attenzione al respiro e alla postura come strumento per tornare concentrati al momento presente. Un altro esempio è il mindful eating che permette di stimolare la concentrazione utilizzando il pasto come grande fonte di stimoli.
Per chi rientra nello spettro dell’ADHD, è comune avere difficoltà nello scegliere consapevolmente verso quale stimolo concentrarsi e quale compito completare. La tendenza è preferire ricompense immediate rispetto a quelle a lungo termine.
La mindfulness si è rivelata essere più efficace per tutte quelle manifestazioni dell’ADHD associate alla disattenzione piuttosto che alle componenti associate all’impulsività, ma in generale si è rivelata una buona scelta. Nello specifico, è stato trovato come trattamenti MBI avessero un buon impatto sia sul funzionamento generale che sulla qualità di vita delle persone (Oliva et al., 2021).
Per approfondire
Caye, A., Swanson, J. M., Coghill, D., & Rohde, L. A. (2019). Treatment strategies for ADHD: An evidence-based guide to select optimal treatment. Molecular Psychiatry, 24(3), 390–408. https://doi.org/10.1038/s41380-018-0116-3
Oliva, F., Malandrone, F., di Girolamo, G., Mirabella, S., Colombi, N., Carletto, S., & Ostacoli, L. (2021). The efficacy of mindfulness-based interventions in attention-deficit/hyperactivity disorder beyond core symptoms: A systematic review, meta-analysis, and meta-regression. Journal of Affective Disorders, 292, 475–486. https://doi.org/10.1016/j.jad.2021.05.068
Song, P., Zha, M., Yang, Q., Zhang, Y., Li, X., & Rudan, I. (2021). The prevalence of adult attention-deficit hyperactivity disorder: A global systematic review and meta-analysis. Journal of Global Health, 11, 04009. https://doi.org/10.7189/jogh.11.04009