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Affrontare il dolore cronico con l’Acceptance and Commitment Therapy

Cristiana Vittoria Stefani – Centro Interazioni Umane

Il dolore cronico è una condizione molto diffusa che può comportare un grosso peso per chi ne è affetto, perché influisce sul funzionamento della persona e condiziona la quotidianità. Dalla ricerca di Breivik et al. (2016) è risultato che il 25% dei partecipanti ha perso il lavoro a causa di questa condizione, il 40% ha riferito che ha avuto un effetto sulla capacità di camminare e il 34% ha dichiarato che ha impattato sulla capacità di socializzare.

In questo articolo approfondiremo che cosa intendiamo quando parliamo di dolore cronico e come prendersi cura degli aspetti psicologici che lo riguardano.

Il dolore cronico: che cos’è?

Il dolore cronico è definito come un tipo di dolore che si protrae oltre i tempi di guarigione della causa del dolore, e che perdura per un periodo più lungo di 3 – 6 mesi. Può comparire in diverse parti del corpo, e può andare e venire oppure essere sempre presente.

Chi ne soffre lo percepisce in svariati modi: come una sensazione di compressione, un bruciore, un pizzicore, oppure un costante fastidio.

La ricerca di Breivik e colleghi ha mostrato che l’Italia, con il suo 26%, è la terza nazione in Europa con la percentuale più alta di persone affette da dolore cronico, con una prevalenza che aumenta di pari passo con l’età. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato questa condizione come uno dei principali problemi di salute pubblica.

 

Cosa causa il dolore cronico?

Il dolore si verifica quando qualcosa fa male, provocando in noi una sensazione spiacevole. Tendenzialmente la sua presenza indica che qualcosa non va, ma cosa in particolare causa il dolore cronico? E come facciamo a distinguerlo dal dolore acuto?

 

Il dolore cronico secondario 

Il dolore cronico può derivare da una condizione di base, come una malattia cronica oppure una lesione, che porta a dei cambiamenti nel nostro corpo e lo rendono più sensibile al dolore. In questo caso viene definito dolore cronico secondario, proprio perché è scaturito da una problematica già esistente.

 

Il dolore cronico primario 

Talvolta la causa è apparentemente sconosciuta, slegata da qualunque condizione di base, il dolore sembra essere sproporzionato rispetto a qualsiasi lesione o malattia direttamente osservabile. Questa forma, definita dolore cronico primario, può anche essere dovuta a fattori di natura psicologica come stress, ansia o depressione.

 

Il cronico è diverso dal dolore acuto

Il dolore cronico va distinto da un altro tipo di dolore: il dolore acuto.Si presenta all’improvviso ed è causato da qualcosa di specifico, come nel caso di tagli o ossa rotte. 

Di solito non dura a lungo, scomparendo dopo che il corpo guarisce dalla causa del dolore e permettendo di continuare a vivere la propria vita di sempre.

 

Come il dolore cronico influenza la salute mentale

Il dolore cronico è una vera e propria patologia che porta a delle conseguenze invalidanti per la persona da un punto di vista fisico, relazionale e psicologico. Interferisce con le attività quotidiane, traducendosi in una diminuzione del livello della qualità di vita e dell’umore

 

Eppure, è possibile che persone con la stessa condizione possano presentare diversi livelli di qualità di vita e dell’umore. Infatti, la percezione delle malattie croniche è fortemente influenzata da fattori psicologici come le strategie di coping, l’autoefficacia, la flessibilità psicologica e la regolazione delle emozioni.

Quando diventa un problema tale da influenzare la vita quotidiana, potrebbe svilupparsi un circolo vizioso in cui 

  • Il dolore può portare allo sviluppo di  preoccupazione, depressione e irritabilità. 
  • La depressione e l’irritabilità spesso portano all’insonnia e alla stanchezza
  • Con conseguente aumento dell’irritabilità, della depressione e del dolore stessi.

 

Nel momento in cui una persona ha un dolore cronico, una risposta naturale consiste nell’evitare ciò che si ritiene possa aumentare i sintomi e il disagio provato. Per quanto normale, questo comportamento può risultare dannoso: evitare alcune situazioni potrebbe aumentare la paura e rendere più consapevoli del dolore provato. Potrebbe diventare quindi un pensiero fisso nella nostra mente, aumentando lo stress e la preoccupazione e contribuendo al ciclo del dolore.

 

Dolore cronico: cosa possiamo fare per gestirlo?

Data l’influenza che i processi psicologici hanno sulla percezione del dolore cronico, rivolgersi a un professionista della salute mentale può essere d’aiuto per la persona che ne soffre. Le linee guida National Institute for Health and Care Excellence (NICE, 2021) suggeriscono l’utilizzo di terapie cognitivo-comportamentali, come l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT).

L’ACT mira ad aumentare il funzionamento dei pazienti, consentendo loro di vedere come possono migliorare e apprezzare la propria vita, senza necessariamente eliminare il dolore.

L’obiettivo non è più quello di ridurre o controllare l’esperienza del dolore, bensì di vivere e dare valore all’azione – nonostante il dolore continui a persistere. Questo porta a distogliere l’attenzione dalla lotta contro il dolore e gli altri sintomi, e mettere in contatto le persone con i loro valori e con i mezzi per raggiungere i loro scopi. 

È stato visto che abbracciare il dolore comporta un miglioramento della qualità di vita e del sonno, così come una riduzione del disagio psicologico e del dolore provato.

 

“Dobbiamo abbracciare il dolore e usarlo come combustibile per il nostro cammino” – Kenji Miyazawa

Seppure sembri che non ci sia un modo specifico per prevenire il dolore cronico, è possibile gestirlo attraverso piccoli gesti quotidiani, che hanno un beneficio anche sullo stato di benessere generale di tutti

Viene infatti suggerito di condurre uno stile di vita sano, che includa regolare esercizio fisico e una dieta equilibrata. 

Inoltre, sarebbe opportuno calibrare il consumo di sostanze alcoliche, che potrebbero portare a peggioramenti nella percezione del dolore, e ridurre lo stress attraverso tecniche come la mindfulness.

 

Per approfondire

Breivik, H., Collett, B., Ventafridda, V., Cohen, R., & Gallacher, D. (2006). Survey of chronic pain in Europe: Prevalence, impact on daily life, and treatment. European Journal of Pain10(4), 287. 

Graham, C. D., Gouick, J., Krahé, C., & Gillanders, D. (2016). A systematic review of the use of Acceptance and Commitment Therapy (ACT) in chronic disease and long-term conditions. Clinical Psychology Review46, 46–58. 

https://www.nice.org.uk/guidance/ng193

https://my.clevelandclinic.org/health/diseases/4798-chronic-pain