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Affrontare il disturbo ossessivo compulsivo con la terapia di terza generazione

Alessandra Magrelli – Centro Interazioni Umane

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è un disturbo che può causare grande sofferenza e compromettere in modo significativo la sfera sociale, lavorativa e altre aree importanti della vita della persona.

Spesso questo disturbo non viene adeguatamente diagnosticato oppure viene diagnosticato con ritardo a causa di alcuni fattori, come l’età di insorgenza precoce, l’eterogeneità dei sintomi e un’elevata comorbidità con altri disturbi.

In questo articolo verrà approfondito il Disturbo Ossessivo Compulsivo e il suo trattamento con la terapia di terza generazione.

 

 

Che cos’è il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) si manifesta più comunemente nelle donne rispetto agli uomini e ha un’incidenza generale di circa l’1-2% nella popolazione (Stein et al., 2019).

Il DOC è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

  • Le ossessioni sono idee, immagini mentali, impulsi, che si presentano in modo intrusivo, persistente e involontario. Sono improvvise e si presentano anche quando la persona sta pensando ad altro, oppure è impegnata in altre attività. Provocano spesso una forte angoscia e ansia e la persona mette in atto dei tentativi per neutralizzarle, ignorarle o sopprimerle.
  • Le compulsioni sono azioni o atti mentali che l’individuo si sente spinto a compiere ripetutamente,
    per cercare di ridurre l’ansia e i pensieri intrusivi. Queste azioni ripetitive implicano un dispendio di tempo significativo per l’individuo, andando ad impattare fortemente la vita della persona.

 

Alcuni tipi comuni di DOC sono:

  • Preoccupazione per la contaminazione, il lavaggio e la pulizia (es. temere di entrare in contatto co
    n persone o luoghi che si ritiene “pericolosi” e fonte di malattie; lavarsi le mani per un certo numero di volte);
  • Preoccupazioni di danneggiare sé stessi o altri (es. timore di poter fare del male a qualcuno o a se stessi; il rifiuto di toccare coltelli o oggetti affilati);
  • Preoccupazioni sulla simmetria, sull’ordine e sul conteggio (es. non tollerare che alcuni oggetti siano posti in modo disordinato o asimmetrico; ripetere un comportamento un certo numero di volte).

 

Le caratteristiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo

 

Le persone con DOC spesso affrontano sfide sul piano lavorativo, scolastico o nelle relazioni personali legate alla necessità di compiere rituali o al disagio provocato dai pensieri intrusivi.

La continua lotta che le persone con un Disturbo Ossessivo Compulsivo mettono in atto con i loro pensieri indesiderati e i comportamenti ritualistici può generare un aumento dell’ansia, della depressione e una riduzione complessiva della qualità della vita.

 

 

Comorbilità

 

Fino alla quarta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – (DSM-IV TR), il DOC era incluso nel capitolo dei Disturbi d’Ansia. Nel DSM-5 ha acquisito autonomia nosografica: nonostante la componente ansiosa abbia un ruolo importante in questo disturbo, ha assunto un aspetto secondario in quanto dipendente dal contenuto ossessivo.

Inoltre, il DOC presenta comorbilità con i disturbi d’ansia, il disturbo depressivo e il disturbo bipolare (American Psychiatric Association, 2023).

 

 

Cause

 

Le cause e i meccanismi d’azione del DOC non sono ancora completamente noti. Le ricerche hanno mostrato  che alcuni fattori ambientali possano aumentare il rischio di DOC, come alcuni eventi avversi durante il periodo perinatale, un parto prematuro, il consumo di tabacco durante la gravidanza e l’esposizione ad altri eventi traumatici e stressanti (American Psychiatric Association, 2023).

 

Inoltre, alcuni studi che sono stati condotti in ambito genetico e neuroscientifico hanno mostrato un aumentato tasso di prevalenza del DOC nelle persone che hanno parenti di primo grado con la stessa diagnosi. Emerge una disregolazione nella corteccia orbitrofrontale, nella corteccia cingolata anteriore e nel corpo striato nelle persone che hanno una diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo (American Psychiatric Association, 2023).

 

Come affrontare il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

 

Alcuni trattamenti che sono risultati efficaci per il Disturbo Ossessivo Compulsivo sono la farmacoterapia e l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), una terapia cognitivo-comportamentale di terza generazione.

 

 

Il trattamento farmacologico

 

Come trattamento farmacologico per le persone con DOC vengono utilizzati gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Questi farmaci aiutano a regolare i livelli di serotonina nel cervello, riducendo i sintomi ossessivi e ansiosi.

La scelta del farmaco viene fatta da uno psichiatra, sulla base delle caratteristiche specifiche dell’individuo e spesso questo trattamento viene associato ad un percorso di psicoterapia CBT.

 

 

La Terapia Cognitivo Comportamentale

 

La terapia cognitivo comportamentale risulta essere particolarmente efficace per il trattamento del DOC. In particolare, le linee guida internazionali come le linee guida NICE (2020) suggeriscono di utilizzare l’Esposizione con Prevenzione della Risposta (Exposure and Response Prevention o ERP).

La persona sceglie liberamente e in collaborazione con il terapeuta di avvicinarsi agli aspetti temuti e generalmente evitati attraverso comportamenti protettivi. Attraverso l’ERP, gli individui imparano a tollerare l’ansia, aumentare il proprio grado di libertà e arricchire le proprie vite.

Ad esempio, il trattamento di un DOC da contaminazione, tramite l’esposizione in vivo, comprende una progressiva esposizione della persona a diversi stimoli, aumentando lentamente il tempo di esposizione. L’obiettivo è far sperimentare alla persona un periodo di contatto via via via più lungo rispetto a quello che normalmente tollera, fino a quando il disagio e l’ansia diminuiscono spontaneamente.

Successivamente si va ad agire sulla prevenzione della risposta chiedendo alla persona, ad esempio, di non lavarsi le mani o il corpo per un determinato periodo di tempo e di limitare l’uso del sapone (Dettore, 2002).

Nonostante l’efficacia dell’ERP sia dimostrata da solide ricerche scientifiche, presenta alcuni limiti nella pratica clinica. Alcune persone potrebbero rifiutarsi di iniziare la terapia, oppure potrebbero decidere di interromperla durante il percorso terapeutico. Altri ancora potrebbero non riconoscere alcun beneficio dal trattamento (Craske, & Mystkowsky, 2006).

L’Acceptance and Commitment Therapy è una terapia cognitivo comportamentale di terza generazione che può potenziare i benefici dell’esposizione.

 

 

Il contributo dell’ACT

L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) risulta essere efficace nel trattamento del DOC poiché promuove la flessibilità psicologica delle persone, la capacità di essere nel qui e ora, facendo esperienza e accogliendo quanto accade (dentro e fuori di noi) e di muoversi verso i nostri valori più profondi.

L’esposizione dalla prospettiva della flessibilità psicologica ha l’obiettivo di rendere le persone disponibili a provare pensieri, emozioni e sensazioni fisiche spiacevoli.

Nel momento in cui le persone diventano flessibili provano disponibilità nei confronti dei loro eventi interni spiacevoli, possono concedersi la possibilità di esplorare con curiosità sia il loro mondo interno, che il mondo esterno che li circonda.

In questo modo le persone imparano ad adottare  comportamenti via via più flessibili e adattivi, anche in presenza degli stimoli che temono.

Nel workshop “Esposizione Flessibile: i processi dell’ACT per potenziare la terapia basata sull’esposizione” Anna Bianca Prevedini e Francesco Dell’Orco presenteranno gli sviluppi più contemporanei nella terapia basata sull’esposizione e i principi alla base dell’apprendimento di risposte di paura ed eccitamento e delle risposte di apertura e azione che le possono contrastare.

Per maggiori informazioni sul workshop visita il link: https://interazioniumane.it/formazione/esposizione-flessibile-i-processi-dellact-per-potenziare-la-terapia-basata-sullesposizione-2/

 

 

Per approfondire:

Craske, M. G., & Mystkowski, J. L. (2006). Exposure Therapy and Extinction: Clinical Studies. In M. G. Craske, D. Hermans, & D. Vansteenwegen (Eds.), Fear and learning: From basic processes to clinical implications (pp. 217–233). American Psychological Association. https://doi.org/10.1037/11474-011

NICE. (2005, November 29). Overview | Obsessive-compulsive disorder and body dysmorphic disorder: treatment  | Guidance | NICE. https://www.nice.org.uk/guidance/cg31

Stein, D. J., Costa, D. L. C., Lochner, C., Miguel, E. C., Reddy, Y. C. J., Shavitt, R. G., van den Heuvel, O. A., & Simpson, H. B. (2019). Obsessive-compulsive disorder. Nature reviews. Disease primers, 5(1), 52. https://doi.org/10.1038/s41572-019-0102-3 .

Twohig, M. P., Abramowitz, J. S., Smith, B. M., Fabricant, L. E., Jacoby, R. J., Morrison, K. L., Bluett, E. J., Reuman, L., Blakey, S. M., & Ledermann, T. (2018). Adding acceptance and commitment therapy to exposure and response prevention for obsessive-compulsive disorder: A randomized controlled trial. Behaviour research and therapy, 108, 1–9. https://doi.org/10.1016/j.brat.2018.06.005.