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Accettazione e psicoterapia ACT, un binomio vincente

Anna Bianca Prevedini – Centro Interazioni Umane

 

Si narra di un metodo per catturare le scimmie che consiste nel tagliare un piccolo foro nella parte superiore di una noce di cocco, attaccare la noce di cocco con un filo alla base di un albero e inserire una banana all’interno del foro. Quando una scimmia incappa nella noce di cocco, fa scivolare la mano dentro e afferra la banana, le diventa poi impossibile lasciare che la mano scivoli fuori con il pugno stretto intorno ad essa, senza mollare la presa sulla banana. La scimmia rimane intrappolata perché non vuole lasciare andare la banana. Noi uomini sapiens non siamo molto diversi dalla scimmia in questo, rimaniamo intrappolati quando ci rifiutiamo di lasciare andare le nostre convinzioni, le nostre aspettative, i nostri programmi. Non riusciamo a passare a uno stadio successivo, a quella che potrebbe essere una situazione migliore o semplicemente un nuovo modo di pensare e di percepire le cose, perché ci aggrappiamo ostinatamente.

 

Secondo l’ACT questo si chiama Evitamento Esperienziale ed è uno dei processi chiave all’origine della sofferenza psicologica umana (e anche animale, a giudicare da come finisce la scimmia.!). Il suo “antidoto” è l’Accettazione e in questo articolo vedremo che cosa significano questi concetti in una terapia ACT.

 

Evitamento esperienziale e Accettazione: due facce della stessa medaglia

 

Da un lato di questa medaglia, come abbiamo visto nella storiella della caccia alla scimmia, troviamo un meccanismo normale e istintivo che l’ACT chiama Evitamento Esperienziale: siamo attaccati al bisogno che le cose che devono essere o andare in un certo modo, sia nel mondo esterno sia nel mondo interno. E se a volte ostinazione e tenacia possono in effetti aumentare il nostro controllo sul mondo esterno, spesso non hanno alcun successo nell’aiutarci a controllare il mondo interno. In ACT si dice che esistono due regole opposte:

  • la regola per il mondo esterno: se non ti piace qualcosa impegnati, sforzati, dai tutto te stesso, fai tentativi diversi e riuscirai a controllarla;
  • la regola per il mondo interno: se non ti piace qualcosa, più non lo vuoi, più lo avrai!

 

L’alternativa al controllo, a stringere con ostinazione la presa, è quella di lasciare andare o, ancora meglio, lasciare che sia! Quando vogliamo qualcosa, ci allunghiamo e ci aggrappiamo ad essa, spingendo e sforzandoci di ottenere ciò che vogliamo. Lo sforzo di raggiungere un risultato preciso rischia di diventare una trappola che ci tiene lontani dall’esperienza del momento: un titolo, un esame, un lavoro, un progetto, un ruolo, una certa donna o un certo uomo, e così via che ci portano via dal processo di assaporare la vita per come si presenta e si svolge, imprevedibile e sorprendente. Questo video lo spiega bene.

Il concetto di lasciare andare ha a che fare con il processo di accettazione. La parola accettazione può portarsi dietro regole rigide e moralistiche che rischiano di avere un effetto involontariamente negativo e paradossale sulla persona. Per esempio, rischiamo di ritrovarci a sforzarci e lottare per sviluppare la capacità di “lasciare andare” e accettare o a giudicare noi stessi per il fatto di essere giudicanti, o a dire di sì perché ci sentiamo in colpa di dire di no e allora sentirci in colpa per aver ceduto, e così via all’infinito.

 

 

Che cosa significa veramente accettare?

 

Il concetto di accettare ha a che fare con un’azione di “resa consapevole e attiva”, quando lottare e ostinarsi per imprimere una direzione diventa dannoso o tossico. È una questione che permea dalla nostra cultura: ogni volta che si fa appello alla forza di volontà, alla perseveranza, alla determinazione o all’ostinazione, ogni volta che implicitamente o esplicitamente si lascia intendere che arrendersi, cedere, mollare la presa, è da smidollati, vili, deboli. A volte perseverare è il più grande atto di coraggio e fedeltà a sé stessi, a volte lo è cedere e arrendersi. I problemi nascono sempre quando la cultura di appartenenza tende a privilegiare l’uno o l’altro atteggiamento, che diventa quindi prevalente e rigido, al di là di ciò che meglio funziona per la persona: ha senso ostinarsi a dire di no e lottare contro una condizione medica cronica che non è sotto il controllo personale o che non ha nell’attualità risposte o soluzioni certe? Ha senso mollare un percorso di studi alle prime o anche seconde difficoltà? A quante procedure mediche ha senso sottoporsi per risolvere una condizione di vita (infertilità, dolori cronici, forme fisiche non gradite, ecc.) e quando ha senso arrendersi e abbracciare questa condizione con curiosità e apertura?

 

Che cosa significa mollare la presa?

 

Mollare la presa e lasciare che le cose siano può dare grande sollievo dallo stress e liberare da un senso di lotta inefficace. In questi casi, l’azione di lasciare andare può generare una nuova apertura verso il potenziale che ogni “momento presente” può rivelare attraverso la ricchezza di informazioni su di sé, il mondo e gli altri.

 

Il respiro può ricordarcelo perché ogni volta che inspiriamo, dobbiamo lasciarlo andare; altrimenti non c'è spazio per il respiro successivo. Accogliere e rilasciare... ancora e ancora. È il ritmo naturale della vita.

Lasciare andare e lasciare che sia non è sforzarsi. È impegnarsi con il flusso della vita nel momento in cui si sta svolgendo ora, senza aggrapparsi e quindi rimanendo liberi. Lasciare andare e lasciare che sia diventano quindi un modo di stare al mondo. È un modo di tenere le cose più morbido e calmo, facendo un passo indietro rispetto al nostro ego che si sforza di fare di noi stessi il centro dell’universo quando, in realtà, siamo collegati a tutte le cose, a tutte le persone, a tutta la vita. In un certo senso, imparare a lasciare andare e lasciare che sia ci sposta dallo stadio evolutivo della vita egocentrica in cui molti di noi sono rimasti bloccati.

In una psicoterapia ACT, è possibile imparare la differenza tra ostinazione, lotta e lasciare andare e lasciare che sia e quando queste due azioni sono utili e quando sono dannose per te! Al centro Interazioni Umane puoi allenare questa abilità nei corsi in piccolo gruppo Flessibilmente o con una psicoterapia ACT.

 

Un storia ACT per allenare la capacità accettare

L’esercizio che ti spiego qui sotto può essere svolto in pochi minuti, ovunque ti trovi, ed è un esempio di come puoi facilmente allenare la tua capacità di lasciare andare la lotto con l’ACT. Più ci alleniamo a lasciare andare, più sapremo farlo quando è utili ad aprirci a quello che il momento presente può darci. Puoi semplicemente leggere questa storia. Oppure puoi fartela leggere mentre a occhi chiusi ti immedesimi nell’alga.

La storia dell’alga (tratto e modificato da Hayes e Ciarrochi, 2017; p.107)

 

“Immagina di essere un’alga che nel tempo è crescita ed è diventata forte. Siccome sei un’alga, e la tua specie si è evoluta per adattarsi all’ambiente marino, le tue radici sono saldamente ancorate al fondo del mare e il tuo corpo è sinuoso e oscilla, mosso dalla corrente del mare.
Ora il mare è calmo, ci sono solo piccole onde. Stai oscillando dolcemente avanti e indietro e tutto è tranquillo. Nota come ci si sente a ondeggiare dolcemente e muoverti insieme all’oceano. Indugia qualche istante in questa sensazione di dolce dondolio.

Ora, invece, arriva una grande onda e poi molte altre ancora più grandi. Oscilli molto di più avanti e indietro, mosso dalle onde potenti. Le tue radici rimangono saldamente piantate nel fondo del mare anche mentre vieni mosso potentemente avanti e indietro dalla corrente. Nota come ci si sente a dondolare in questo modo con le onde e a essere sbattuto avanti e indietro

Ora immagina enormi onde che s’infrangono su di te. Sono così forti che ti trovi a sbattere sul fondo del mare e hai paura di non farcela e ti ritrovi a irrigidirti e tentare di resistere e opporti a loro. Ti fai rigido e fai di tutto per resistere. Immagina quei forti cavalloni che s’infrangono intorno a te e nota lo sforzo necessario per rimanere rigido mentre queste enormi masse d’acqua si riversano su di te.

Ora ti chiedo di immaginare di lasciarti andare alla corrente, nonostante i cavalloni. Immagina di non resistere, di lasciarti oscillare, e di smettere di opporre rigidità e resistenza contro questa forza, anche se le onde che si infrangono su di te sono forti e temi di sradicarti e danneggiarti.

Farsi rigidi e opporsi alle onde forti è istintivo e una risposta naturale alla paura. Eppure non aumenta la probabilità che le nostre radici tengano e richiede uno sforzo decisamente maggiore rispetto a lasciarsi scuotere dai flutti.

A volte, gli eventi di vita e le emozioni e i giudizi o le regole interne sono dettami sono leggeri, altre volte potenti. Muoversi e fluttuare con loro è sempre molto più facile che essere rigidi e lottare contro di essi.